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Giulia, Pierpaola, Maria Brigida, Floriana, Svetlana, Margherita,Michelle Maria, Mariella, Angela, Sofia, Celine, Anna, Vera, Rosella, Marisa, Maria Rosa, Liliana, Anna Elisa, Klodiana, Concetta, Annalisa. Sono 21 le donne uccise per mano dei compagni o mariti, solo da giugno a oggi. Un’estate horribilis in cui ai femminicidi si affiancano diverse notizie di abusi, stupri di gruppo.
Alcune delle donne uccise avevano denunciato. Ma non è stato sufficiente a prevenirne la morte.
Abbiamo deciso di reagire con una campagna di sensibilizzazione con l’intento di indurre le persone a non fermarsi alla superficie della cronaca giudiziaria e mediatica.
La campagna che apparirà negli spazi tabellari di affissione in tutti i Comuni, sugli autobus, sui social e in altri spazi di Imola, sarà esposta complessivamente fino alla fine dell’anno. Non ci saranno immagini. Volutamente lo sfondo sarà magenta, colore simbolico dell’opposizione alla violenza di genere scelto dalle donne. In un contesto che influenza soprattutto con le immagini, l’assenza di queste, sarà il silenzio delle donne uccise.
Abbiamo scelto tre parole chiave al centro della comunicazione: CONSENSO, VITTIMA, CREDIBILITA’.
La prima, dai significati plurimi e controversi è oggetto costante di indagine mediatica e giudiziaria per rintracciare indizi che possano portare a considerare le donne che subiscono violenza corresponsabili dei danni subiti attenuando la responsabilità maschile. Concetto complesso che va messo in relazione alla titolarità di diritti e alla libera scelta.
La seconda allude alla vittimizzazione secondaria. Concetto altrettanto complesso che consiste nel colpevolizzare le donne che subiscono, così, ulteriori violenze.
La terza vuole indurre a una riflessione sul fatto che, anche quando sceglie di denunciare, spesso la donna non è creduta e non trova sostegno nei servizi e nei soggetti che dovrebbero aiutarla.
Tre concetti su cui invitiamo a riflettere, ad approfondire per conoscere meglio il fenomeno e vederlo con altri occhi provando a cambiare l’approccio culturale e di mentalità.
Sui manifesti ci sarà un QRcode che tramite il link abbinato, consente di accedere a pagine specifiche create nel sito internet del Comune di Imola dove si troveranno approfondimenti e informazioni anche in lingua araba, urdu e inglese.
Il tema della violenza sulle donne è molto complesso e ha come complice principale una cultura che si fonda sui valori patriarcali del rapporto fra i generi. Un rapporto non paritario che al di là delle apparenze tende sempre a riaffermare il potere maschile sulle donne e sui loro corpi, negando loro di fatto dI decidere della propria vita. E’ attraverso questi valori che spesso chi riceve le denunce e chi deve assumere provvedimenti efficaci o giudicare i colpevoli minimizza o tende a giustificare in base a usi e costumi discriminanti. Le leggi ci sono. Dalla ratifica della Convenzione di Istanbul nel 2013, alle leggi specifiche come il codice rosso, la legge sullo stalking, quella sulla persecuzione della violenza e a sostegno dei centri che accolgono le donne che, maltrattate, lì si rivolgono. Anche il linguaggio dei media spesso tende a riproporre gli stessi stereotipi sessisti nel riportare i fatti in cronaca.
Certo una campagna che veicola messaggi necessariamente sintetici non è sufficiente a risolvere il problema. Tuttavia può stimolare a riflettere e a interrogarsi per imparare a riconoscere nella quotidianità tutti quegli atteggiamenti e quei punti di vista che rappresentano terreno fertile per la maturazione di atteggiamenti violenti.
La campagna parte il 2 novembre e sarà più intensa nel periodo intorno al 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per dire qualcosa di più e di meno circostanziale dell’ormai consueto rituale celebrativo.
Ricordiamo i numeri a cui rivolgersi: 1522 (nazionale), 393 559 6688 (Centro antiviolenza Trama di Terre), 370 325 2064 (Centro antiviolenza PerLeDonne).
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Ultimo aggiornamento: 02-11-2023, 08:52